Schede degli Artisti
Giulio Branca (Cannobio 1850 - Milano 1926)
Nato a Cannobio sul Lago Maggiore il 13 dicembre 1850, fu avviato alla scultura a undici anni dallo scultore cannobiese Giulio Bergonzoli, frequentò poi a Milano l'Accademia di Brera. I suoi primi successi li raggiunse con “Il Monello di campagna” presentato alla Esposizione di Vienna del 1873, “Luigi XVII” a quella Universale di Parigi del 1878 e “Rosmunda al banchetto di Alboino” esposta a Torino nel 1880 e premiata alla Esposizione internazionale di Amsterdam del 1883 (ora conservata a Verbania al Museo del Paesaggio).
Del 1894 è “Ave Maria”, presentata con larghi consensi alla seconda Triennale di Brera (Milano, Galleria di Arte Moderna). Nel 1898, a Torino, espose “Addio dello spazzacamino”, nel 1906 alla Esposizione universale di Milano “Voce della coscienza” che suscitò gli entusiasmi di Raffaello Barbiera (Milano, Galleria di Arte Moderna); alla Triennale di Brera del 1915 il “Ciceronis finis”.
Alle opere più note si possono aggiungere numerosissime altre (le sculture del Branca si calcola siano circa quattrocento): monumenti commemorativi (molti dei quali a Cannobio e dintorni), monumenti funerari e bustiritratto.
Il Branca prese anche parte ai lavori di completamento dell’alta parete muraria del duomo di Como rimasta per secoli incompiuta al di sopra delle falde del tetto della navata minore, scolpendo tra il 1897 e il 1900, in marmo bianco di Musso, i due telamoni-doccioni nel cornicione sopra il broletto, i quattro nel cornicione superiore della navata centrale e alcune figurette della guglia sopra il broletto, delle quattro superiori e di quelle abbinate sopra la sacrestia dei canonici.
Giulio Branca morì a Milano il 28 febbraio 1926.
Davide Calandra (Torino 1856 - 1915)
Fu allievo dello scultore Odoardo Tabacchi all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Negli anni successivi l’esperienza militare svolta nei Reggimenti di Cavalleria influenzerà gran parte della sua produzione artistica. Dalle figurette seducenti del periodo giovanile si rivolgerà verso la scultura a carattere prevalentemente storico, in cui si nota l’osservazione attenta per tutti i soggetti inerenti alla vita militare, come in “Dragone del Re”, “Guerriero della Gallia con trofeo bellico” e una bellissima “Testina di Saraceno” del 1881.
Nel 1892 il suo bozzetto vince il concorso per il monumento al principe Amedeo d’Aosta (al quale aveva partecipato anche Leonardo Bistolfi), la cui realizzazione terrà occupato Calandra per dieci anni e gli procurerà una grande fama, onorificenze e incarichi pubblici. In quest’opera, che fu inaugurata a Torino nel Parco del Valentino nel 1902 in occasione dell’Esposizione Internazionale d’Arte decorativa moderna, il verismo della statua equestre del Duca contrasta con il pittoricismo dei rilievi del basamento che esaltano l’epopea sabauda, di evidente influsso Liberty.
Calandra è autore di altri numerosi monumenti di personaggi illustri esposti in diverse città italiane (a volte portati a termine con la collaborazione di Edoardo Rubino), come quello del Re Umberto a cavallo (Roma, Villa Borghese).
Davide Calandra è anche l’autore del fregio bronzeo collocato nella sala del Parlamento a Montecitorio a Roma. La gipsoteca a lui intitolata a Savigliano (CN) ospita gran parte delle copie in gesso delle sue opere.
Antonio Carminati (Brembate di Sotto, Bergamo 1859 - Milano 1908)
Scultore italiano. Studia prima all’Accademia di Belle Arti di Brera poi all’Albertina di Torino con Odoardo Tabacchi, infine a Roma con Giulio Monteverde.
Partecipa al concorso per il monumento di Dante a Trento (1894) e vince quello per Giuseppe Verdi a Milano (1906). Realizza sempre a Milano diverse opere, lavora nella Fabbrica del Duomo. Nei suoi ritratti e bronzetti si notano sempre interessi sociali. Carminati seguì la via di un verismo eclettico e umanitario, conforme alla moda dei tempi.
Fra le opere sue più note: “Lavoro notturno” (Milano, Galleria d'arte moderna), “San Luigi Gonzaga che soccorre gli appestati” (Milano, S. Satiro) e diverse sculture sepolcrali e busti.
Lorenzo Delleani (Pollone Biellese 1840 - Torino 1908)
Iniziò gli studi presso il collegio di Saint-Jean-de-Maurienne in Savoia, dove rivelò una particolare sensibilità per la musica e il violino; uno zio materno indirizzò il suo interesse per la pittura.
Nel 1854 si iscrisse all'Accademia Albertina di Belle Arti di Torino dove fu allievo di Enrico Gamba, l'anno dopo esordì alla mostra della Società Promotrice di Belle Arti torinese con l'acquarello “Testa di vecchio”. Intanto il giovane artista si era già guadagnato i consensi della critica con opere di soggetto storico tradizionali.
Più avanti gli interessi di Lorenzo Delleani si indirizzarono verso soggetti paesaggistici, uscendo dallo spazio accademico. Sempre più interessato a tematiche veriste, affiancò la sua produzione con approfonditi studi sul campo: nel 1873, dopo un periodo trascorso a dipingere nei dintorni di Torino, si recò a Venezia, dove tornò ancora nel 1876.
Momento significativo nell'ambito della ricerca del pittore fu il suo viaggio in Olanda, nel 1883, con Giovanni Camerana che sarà suo compagno di nuovo in Svizzera nel 1892: indelebili rimangono le impressioni di quell'esperienza, una commistione di vividi ricordi paesaggistici e di suggerimenti ricavati dai maestri antichi.
Fu invitato alla prima edizione della Biennale di Venezia nel 1895, manifestazione cui partecipò ogni anno fino al 1907. Due suoi quadri furono esposti nel 1900 nella sezione del Club Alpino Italiano alla Esposizione Universale di Parigi.
Lorenzo Delleani morì a Torino il 13 novembre 1908.
Cesare Ferro (Torino 1880 – 1934)
Cesare Ferro Milone (noto anche come Cesare Ferro), nacque a Torino il 18 aprile 1880. È stato un pittore e incisore italiano, fortemente legato all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino dove è stato docente di tecniche dell’incisione e dell’affresco, titolare della Cattedra di Disegno, Presidente dell’Accademia e direttore della Scuola di Architettura di Torino.
Terminò gli studi all'Accademia Albertina nel 1899. In quegli anni espose per la prima volta alla Promotrice di Belle Arti di Torino due miniature su avorio (1898). Nel periodo dell'Accademia fu notato da Giacomo Grosso, che ne intuì le capacità e lo prese sotto la propria protezione.
Dal 1901 partecipa alle esposizioni d’arte figurativa in Italia e all’estero: prima al Circolo degli Artisti e alla Promotrice di Belle Arti di Torino, poi a Livorno, Milano, Roma, Pietroburgo e Parigi. Nel 1903 è invitato alla V Biennale di Venezia, dove tornerà per cinque volte. Si dedicò anche al paesaggio, recandosi con l’amico e compagno di studi Felice Carena a dipingere nei pressi di Usseglio.
Il 1904 ha segnato una svolta nella vita del pittore: è stato invitato a Bangkok per decorare il Palazzo Reale, precedendo di pochi anni l’arrivo di Galileo Chini. Il soggiorno in Siam, che è durato fino al 1907, gli ha permesso di eseguire numerosissimi bozzetti, disegni, acquerelli caratterizzati da un’intensa policromia e da inserimenti di lamine d’oro. Nel 1911 le sue opere sono state esposte nella Mostra Siamese all’Esposizione Internazionale delle Industrie e del Lavoro di Torino.
Nel 1925 è tornato in Siam per decorare il Palazzo Norashing di Bangkok. Ha realizzato anche i ritratti delle ballerine di corte e della regina madre Swang Wedona.
Durante la Prima Guerra Mondiale, nonostante la partecipazione al conflitto come Sottotenente, ha continuato a lavorare. Dopo la guerra prosegue la sua attività di ritrattista: del 1919 sono il ritratto della contessa Tournon, il ritratto di Tina Bonelli, quello di Anna Mucchi e “Le cinerarie” del 1919, quest'ultimo ritrae Andreina Gritti, la donna che il Ferro sposò a Salò il 2 giugno 1920 e che, assieme ai tre figli (Andrea, Marco e Checco), fu tra i soggetti preferiti dei numerosi ritratti di quegli anni. Tra il 1929 e il ‘31 realizzò gli affreschi nella cappella Riccardi Candiani a Neive (Cuneo).
Intanto ebbe importanti commissioni pubbliche: partecipò nel 1927 al concorso per la decorazione del soffitto di un salone di palazzo Madama a Torino (mai messo in opera) e nel 1931 fu incaricato dal podestà di Imperia di decorare il grande salone di ricevimento del palazzo comunale, dove dipinse ad affresco personaggi illustri e figure allegoriche.
Negli ultimi anni della sua vita si dedicò alla realizzazione di piccoli affreschi dimostrativi per gli allievi dell'Accademia, cercando di risvegliare in loro l'interesse per la pittura a fresco. In questi anni eseguì ritratti dai toni più chiari e luminosi e affrescò una cappella privata a Vaglio Pettinengo (Biella).
Morì a Torino il 15 marzo 1934 e fu sepolto a Usseglio.
Giovanni Grande (Torino 1887 – 1937)
Nato a Torino nel 1887 fu pittore e scultore. Studiò all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino con Andrea Marchisio prima e in seguito con Giacomo Grosso.
Espose alla Biennale di Venezia del 1926, alla Quadriennale Torinese del 1923, all’Internazionale di Barcellona del 1929, alla Società Amici dell’Arte di Torino del 1936. Nel 1932 allestì una mostra personale al Circolo sociale di Cuneo.
Una sua opera dal titolo “Filosofo” si trova nella Galleria d’Arte Moderna di Torino, e una “Testa d’uomo”, studio per il “Filosofo”, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Firenze.
Morì a Torino il 17 novembre 1937.
Giuseppe Grandi (Ganna, Varese 1843 – 1894)
Nato nel varesotto come Tabacchi, Giuseppe Grandi è tra i più significativi scultori italiani della seconda metà dell’Ottocento.
Studia all’Accademia di Brera come allievo del ticinese Vincenzo Vela, poi diviene assistente di Tabacchi all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Tornato a Milano, partecipa al movimento anticonformista della Scapigliatura con i pittori Cremona e Ranzoni – suoi compagni di studio a Brera – cercando di ottenere nella scultura i risultati da loro raggiunti nella pittura.
Tutta la produzione di Giuseppe Grandi è caratterizzata dalla ricerca di un marcato pittoricismo classico, che compare già nel monumento milanese a Cesare Beccaria (1871), una delle sue prime opere, scolpita prima nel marmo e poi sostituita da quella in bronzo. Più tardi eseguirà il monumento alle Cinque Giornate di Milano, che lo renderà famoso.
Grandi ha avuto una notevole influenza su quasi tutti gli artisti del suo tempo: in particolare Leonardo Bistolfi, Medardo Rosso e Paolo Troubetzkoy impareranno da lui la lezione di una “scultura vibrante nello spazio e nella luce”.
Alla GAM di Torino è presente con il bel bronzo di Beethoven giovinetto (1874) mentre numerose sue opere sono conservate alla Galleria d’Arte Moderna di Milano.
Renato Guttuso (Bagheria 1911 – Roma 1987)
Guttuso è stato uno dei più importanti artisti italiani del XX secolo e il suo nome figura tra quelli che hanno segnato la storia dell’arte italiana della seconda metà del Novecento.
Quando il pittore siciliano era ancora un bambino, nel 1918, l’evento della fine della Prima guerra mondiale aveva influito enormemente sul sentire degli artisti e sulle loro scelte operative. Molti di loro, arruolatisi nell’esercito, videro con i propri occhi la brutalità della guerra e, una volta tornati a casa, cambiarono il loro modo di dipingere.
Fondamentale nel dopoguerra è stata l’adesione di Guttuso al gruppo artistico Fronte Nuovo delle Arti (1946-48) nato per dare voce a tutti gli artisti che, per colpa del fascismo, non avevano potuto esercitare liberamente la propria arte in Italia. In quel periodo Guttuso opta per la libertà espressiva, con questa spiegazione: “Esprimersi con assoluta sincerità ed in comunità di spirito, liberi da ogni preoccupazione, sia arcaica che neoclassica, sia metafisica che intellettualistica. Primitivi, per necessità, perché nati in un’epoca di inizio”.
Una delle sue opere più note è “La Crocifissione” del 1941. Opera molto criticata soprattutto dalla Chiesa, per la “rappresentazione irriguardosa” del Cristo in croce. I colori sembrano spenti, quasi metallici, i corpi deformati simili a caricature, le pose assunte dalle figure sono antinaturalistiche e allungate, figlie dell’influenza dell’opera di Picasso.
Morì a Roma il 18 gennaio 1987.
Tancredi Pozzi (Milano 1864 - Torino 1924)
Lo scultore Tancredi Pozzi studiò all’Accademia Albertina di Torino dove fu allievo di Giuseppe Dini. Esordì all'Esposizione generale italiana che si tenne a Torino del 1884 con un gesso dal titolo "Sarà tempesta?", successivamente si dedicò con successo alla statuaria equestre.
Le sue opere più note sono "Tancredi Innamorato" (1887), "Il genio delle Alpi" (1887), "Ettore Fieramosca" (1889), il monumento a Garibaldi (Porto Maurizio 1904), il monumento a Raimondi (Lima 1910). A Superga è l’autore della colonna commemorativa in memoria di re Umberto I, inaugurata in occasione dell’Esposizione di Arte Decorativa Moderna del 1902.
Oltre ad alcune opere nel cimitero generale torinese (famiglie Pozzi e Frissoni), gli furono commissionati un busto in bronzo di De Robilant per l’asilo del Lingotto e quello del Principe Amedeo per la palestra del CAI. Tancredi Pozzi fu anche pittore con una predilezione per i soggetti storici a sfondo sociale. Alla GAM di Torino è conservato il suo bronzo “L’odio” del 1915.
Giovanni Paolo e Giovanni Antonio Recchi (Borgo Vico di Como 1606 circa)
Fino al suo trasferimento in Piemonte, l’attività di Giovanni Paolo Recchi è strettamente congiunta a quella del fratello Giovanni Battista, insieme al quale lavora a numerosi cicli di affreschi per chiese delle valli della Lombardia e soprattutto alla decorazione dell’ottava (Incoronazione di spine, 1648) e nona cappella (Salita al Calvario, 1656) del Sacro Monte di Varese.
Come il fratello, interprete della pittura del Morazzone, alla produzione di soggetto religioso, esclusiva per il secondo, Giovanni Paolo affianca quella profana.
Un esempio di quest’ultima si trova nel palazzo Porta Cernezzi (1630), oggi Municipio di Como, città per la quale dipinge nel 1640 le tele con Il miracolo dell’ostia consacrata (Museo Civico) e il Ritrovamento di San Marco, nella chiesa di Sant’Agata.
Dopo gli interventi nella Parrocchiale di Garzeno (1648‐49) e di Santa Maria Maggiore a Bergamo (post 1656), Giovanni Paolo si reca a Torino, dove insieme al nipote Giovanni Antonio ottiene prestigiose committenze sabaude.
Nel 1661‐63 lavorano in Palazzo Reale ad affreschi e tele. Tra il 1662 e il 1665 affrescano il Castello del Valentino, la volta del salone del Castello di Agliè ed alcune sale del Palazzo di Città a Torino, a Venaria Reale, la chiesa di Santa Margherita a Chieri (1670) e la Cappella di San Bernardo del Santuario di Vicoforte (1680).
Nel 1676 i Recchi sono nuovamente in Lombardia, dove decorano la cupola della chiesa della Trasfigurazione a Cantù, e infine “San Giorgio e il drago” in San Giorgio a Como (1686).
Edoardo Rubino (Torino 1871-1954)
Lo scultore torinese si forma all’Accademia Albertina di Belle Arti, sotto la guida di Odoardo Tabacchi. Compie il tirocinio nello studio di Leonardo Bistolfi, accostandosi al gusto Liberty allora dominante. Dal 1891 comincia ad esporre regolarmente in tutte le mostre della Promotrice di Belle Arti a Torino.
È autore di ritratti, busti, bronzetti simbolisti e di monumenti funebri. Dotato di un talento naturale che lo faceva apprezzare per la sua abilità, in occasione della Esposizione Nazionale del 1898 ebbe l’incarico di modellare la statua allegorica della Dora per la Fontana dei Dodici Mesi ideata da Carlo Ceppi nel Parco del Valentino a Torino. Grazie al successo ottenuto gli fu affidata anche l’esecuzione di altri gruppi di statue e per l’Esposizione del 1902 gli venne commissionato il gruppo delle fanciulle danzanti per il padiglione centrale della mostra.
Rubino incomincia anche a lavorare con Davide Calandra, che lo vuole come suo collaboratore e per il quale terminerà alcune opere dopo la sua morte. Vince diversi concorsi fra cui quello per la facciata del nuovo palazzo della Promotrice di Belle Arti al Valentino (1919). A Torino realizza diversi monumenti: Casimiro Teja (in piazza IV Marzo), Federico Paolo Sclopis, Edmondo De Amicis, Monumento al Carabiniere (con Giulio Casanova), il Faro della Vittoria sul Colle della Maddalena (inaugurato nel 1928), i medaglioni con i ritratti della Regina Margherita e Re Umberto I per l'Atrio dell'Ospedale Mauriziano di Torino, l’altare marmoreo a Don Bosco per la Chiesa di S. Giovanni Bosco. Numerose commissioni anche fuori Torino: i monumenti a Umberto ad Aosta (1903), ad Alessandro Vittoria a Trento (1919-'26), ai Caduti di Novi Ligure e al Generale Bartolomé Mitre (con Davide Calandra), a Buenos Aires (1907-'27). Nel 1911 viene inaugurato il Palazzo delle Poste: sono di Edoardo Rubino le due statue femminili ai lati dell’ingresso e i bassorilievi con figure alate nell’atrio.
Dal 1917 insegna all'Accademia Albertina. Espone alla Biennale di Venezia, a partire dal 1905 (medaglia d’oro), a Monaco di Baviera (1913) e alla prima Biennale di Roma (1921). Esegue anche diverse opere per edifici di culto, tra queste le sculture per l'altare del Sacro Cuore nel Duomo di Milano, per la Chiesa della Gran Madre di Dio a Torino. Numerosi sono inoltre i monumenti sepolcrali per i cimiteri di Torino, Genova, Milano e Villar Perosa.
Autore di imprese decorative d’arredo, in collaborazione con Giulio Casanova, tra cui la confetteria Baratti & Milano (1909) in piazza Castello a Torino. Rubino fu anche incisore, illustratore e medaglista; tra le medaglie ricordiamo quella per la Società Fotografica Subalpina (1902), per il V Centenario dell'Università di Torino (1904), per l'Esposizione Internazionale delle Industrie e del Lavoro" (1911), per il Club Alpino Italiano (1914) e la medaglia in onore di Giovanni Agnelli (1924).
In età matura, Rubino divenuto una figura di rilievo nella vita artistica torinese e si orienta verso forme più austere, rinunciando ai ritmi decorativi dell’arte floreale. Nel 1933 viene nominato Senatore a vita. Molte delle sue opere sono conservate nelle Gallerie d’Arte Moderna di Torino, Roma, Vicenza, Genova e a Lima in Perù.
Muore a Torino il 16 gennaio 1954.
Giovanni Segantini (Arco, Tirolo 1858 - Ghiacciaio dello Schafberg, Engadina 1899)
Il piccolo Giovanni restò orfano in tenera età. Dopo un'infanzia infelice trascorsa anche in riformatorio (1870-73), fu allievo all'Accademia di Brera di Milano di Guido Carmignani. Negli anni successivi esordì dipingendo con densi impasti materici nature morte, vedute e soggetti d'ispirazione letteraria; nel 1879 presentò a Brera il Coro di S. Antonio che ottenne un certo successo.
In quella stessa occasione conobbe Vittore Grubicy che, divenuto suo consigliere e materiale sostenitore, lo introdurrà all'opera di J. F. Millet e alle ricerche divisioniste francesi, spingendolo nella direzione di un maggiore naturalismo.
Nel 1880 si stabilì in Brianza dove, lavorando a più diretto contatto con la natura, schiarì gradualmente la tavolozza e approfondì le ricerche sulla luce in numerosi paesaggi e scene agresti.
Le opere successive, eseguite durante il soggiorno a Savognino (1886-94), mostrano la raggiunta maturità stilistica: ampie composizioni rese con tecnica divisionista celebrano un senso di quiete, un mistico panteismo che l'artista espresse anche nei numerosi scritti (raccolti e pubblicati in “Scritti e Lettere” nel 1910).
In quegli anni, presente alle principali manifestazioni d'arte europee (Londra, 1888; Parigi, 1889; Berlino, 1893), il pittore divisionista ottenne numerosi riconoscimenti e un vasto successo di critica e di pubblico, mentre i contatti con i movimenti più avanzati del momento, in particolare con Gustav Klimt e la secessione viennese, lo avvicinavano alle tematiche simboliste.
Dipinse le sue ultime opere, dense di riferimenti simbolici, nell'isolamento delle montagne dell'Engadina dove si ritirò nel 1894 e dove mori il 28 settembre 1899. Numerose sue opere sono custodite nel Museo Segantini di Saint-Moritz in Svizzera. Arturo Stagliano (Guglionesi, Campobasso 1867 - Torino 1936)
Studia a Napoli al Regio Istituto di Belle Arti con Domenico Morelli fino al 1894. Ad Anacapri, dove vive per un certo periodo, conosce lo scultore Leonardo Bistolfi. Lo segue quindi a Torino dedicandosi alla scultura. Nel 1905 realizza la medaglia che la città di Casale offre a Bistolfi per il successo all’Esposizione di Venezia. È autore di diversi monumenti ad Aosta (Sant’Anselmo), Treviso, Alba, Cuneo e Novara.
Stagliano partecipa al concorso per il monumento al principe Amedeo. Nella attività svolta in età matura segue l’evoluzione stilistica di Bistolfi con opere più classicheggianti e sintetiche. Espone diverse volte alla Società Promotrice delle Belle Arti di Torino e alle mostre del Circolo degli Artisti. Realizza diversi bronzetti e monumenti funerari.
Muore a Torino il 7 aprile 1936.
Arturo Stagliano (Guglionesi, Campobasso 1867 - Torino 1936)
Studia a Napoli al Regio Istituto di Belle Arti con Domenico Morelli fino al 1894. Ad Anacapri, dove vive per un certo periodo, conosce lo scultore Leonardo Bistolfi. Lo segue quindi a Torino dedicandosi alla scultura. Nel 1905 realizza la medaglia che la città di Casale offre a Bistolfi per il successo all’Esposizione di Venezia. È autore di diversi monumenti ad Aosta (Sant’Anselmo), Treviso, Alba, Cuneo e Novara.
Stagliano partecipa al concorso per il monumento al principe Amedeo. Nella attività svolta in età matura segue l’evoluzione stilistica di Bistolfi con opere più classicheggianti e sintetiche. Espone diverse volte alla Società Promotrice delle Belle Arti di Torino e alle mostre del Circolo degli Artisti. Realizza diversi bronzetti e monumenti funerari.
Muore a Torino il 7 aprile 1936.
Odoardo Tabacchi (Valganna, Varese 1831 – Milano 1905).
Studia scultura all’Accademia di Brera a Milano, poi va a perfezionarsi a Firenze, attratto particolarmente dal Bartolini, quindi a Roma. Nel 1868 ritorna a Milano dove lavora per committenze private e monumenti funebri. Nel 1868 è chiamato a Torino per succedere a Vincenzo Vela alla cattedra di scultura all’Accademia Albertina di Belle Arti, dove insegnerà fino alla morte, formando quasi tutti gli scultori dell’epoca.
Comincia per lui un periodo di grande operosità che va dalla produzione di monumenti storici a quelli funebri, dalle statue di personaggi famosi alle sculture di genere con bronzetti di giovani donne sensuali e seducenti come l’amatissima ‘Tuffolina’ (ragazza che si tuffa da uno scoglio) di cui gli furono richieste centinaia di copie.
Nel 1884 Tabacchi aveva fatto venire da Milano Emilio Sperati per affidargli la fusione di tutte le sue opere, a cominciare dal Monumento a Garibaldi (collocato in corso Cairoli a Torino), a cui seguono quello del generale Alfonso Lamarmora per Biella e quello a Giovanni Lanza per Casale Monferrato.
Odoardo Tabacchi segna il passaggio dalla visione veristica descrittiva di Vincenzo Vela alla visione simbolista, all’esperienza accademica milanese unisce aneliti scapigliati, arrivando alle soglie del Liberty, senza parteciparvi pienamente.
Nella collezione Sperati sono presenti cinque sue sculture: “Michelangelo”, “Arnaldo da Brescia”, “Alfonso Lamarmora”, la “Bagnante” e il “Cagnolino levriero”.
Muore a Milano il 23 marzo 1905.